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4 May 2024, the calendar is ended.
(Last window on 2 December 2020)
Natale in Italia
Window nº 11
Santa Lucia
In Italia la tradizione vuole che Santa Lucia nella notte tra il 12 al 13 di dicembre si rechi, cavalcando un asinello, in tutte le case dei bambini lasciando un dolce ricordo del suo passaggio: biscotti dolciumi o anche giocattoli. La sera prima i bambini preparano fuori dalla porta delle loro case uno spuntino per l'asinello: carote e latte affichè sia invogliato a fermarsi e permettere alla Santa di lasciare i doni sognati. Un campanello avverte i bambini che Santa Lucia è vicina, per cui... tutti a letto!

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Il Confeugo
Una tradizione natalizia festeggiata in Liguria è il Confeugo in dialetto oppure il Confuoco. 
Cos'è? Si tratta di un'antichissima tradizione della Repubblica di Genova, già documentata dal secolo XIV, ma quasi sicuramente con origini medievali. Sempre celebrata nel sabato che precede il Natale, è una festa di benvenuto per il nuovo anno, che nel medioevo coincideva appunto con il giorno di Natale.
La cerimonia comincia con questo dialogo:
“Ben trovòu messê ro Duxe” (Ben trovato Messer Doge – dirà l’Abate del popolo), “Ben vegnûo messê l’Abbòu” (Benvenuto Messer Abate – replicherà il Doge). Successivamente l’Abate offrirà al Doge il tradizionale “Confeugo” che verrà acceso al rintocco del “Campanon do Paxo” (la campana del Palazzo Ducale sulla Torre Grimaldina). 
l Doge ed il suo seguito appiccheranno il fuoco all’alloro e vi getteranno sopra un vaso di vino, alcuni confetti e zucchero per addolcirlo. 
La Tradizione vuole che se le fiamme ed il fuoco andranno “tranquille” verso il cielo, per Genova sarà un anno proficuo, in caso contrario (fuoco mosso, fiamme sbieche...) beh arrivaci da solo nan!
 
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Il falò della Carcavegia
Nel comune di Premosello-Chiovenda e anche nella frazione di Colloro in Piemonte, si ripete il millenario rito della Carcavegia. Una tradizione dalle origini antichissime e dai significati misteriosi, che qui rivive nel suo spirito più autentico.
Annunciati dal suono dei campanacci, i ragazzi del paese portano in giro i fantocci del vecc e della vegia, questi pupazzi di legno e paglia che hanno la faccia rivolta all'indietro. La sera della vigilia i due fantocci vengono condannati al rogo e bruciati assieme ai rami raccolti dai giovani del paese nei giorni precedenti.
Così, in una fredda sera di gennaio, le fiamme dei falò riscaldano e rischiarano il buio della notte. I fantocci del vecc e della vegia bruciano nel rogo mentre il greve e cupo suono del corno si mescola con quello metallico ed ossessivo dei campanacci.

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La leggenda del Derbè di Cogne:
Nella Valle d'Aosta si racconta questa interessante leggenda natalizia che spiega perchè gli abitanti di Cogne, ogni anno per Natale, preparano a festa un meraviglioso abete presso la piazza del villaggio.
Un tempo, per i viandanti nottambuli che vagavano tra Crétaz ed il bosco di Valnontey, era facile incontrare sulla propria strada uno strano derbè (l’abete fronzuto), apparentemente identico ad altri, ma in realtà era privo di radici e poteva spostarsi da un luogo all’altro, quasi a voler inseguire furtivo gli escursionisti.
Era innocuo, ma seguiva con insistenza i passanti e si palesava a guisa di scorta per i meno coraggiosi; si trovava, però, sempre pronto ad ascoltare pettegolezzi e segreti… Quando i viandanti sostavano all’osteria di Cogne, anch’egli li seguiva fino alle porte del paese, e non c’era verso di toglierselo di torno: appiccicato alla gente come la coscienza.
Qualcuno, una volta, si sentì infastidito da questa stramba presenza…ed una notte un viandante, armatosi di fucile, gli sparò contro: il derbè, ferito, si ritrasse nell’ombra e non si fece rivedere mai più.
L’indomani del misfatto, però, un evento strano colpì la curiosità dei cogneins: chi si recò casualmente presso la casa parrocchiale trovò il parroco a letto, con una gamba fasciata, e mai vi fu modo di estorcergli come ebbe avuto modo di ferirsi…
Window nº 23
La pesca dei regali:
Il piccolo paese dei Palazzolo sull'Oglio organizza ogni anno una tradizione natalizia molto curiosa e carina: la pesca dei regali, a cui partecipa tutto il paese.
È uno scambio di regali con uno sconosciuto. Ogni persona deve portare un piccolo regalo e metterlo in una busta del pane. Tutti i regali vengono chiusi, messi e mescolati in un pozzo oppure un luogo comune e dopo Natale c'è l'estrazione in cui ciascuno ne pesca uno. Come? Perchè tutti quelli che partecipano ricevono un numero che sarà il loro regalo di Natale, ma non sapranno mai da chi viene. Window nº 16
Bambino Gesù
È il personaggio cristiano più importante del Natale. Infatti, in questi giorni, festeggiamo la sua nascita che accade il 25 dicembre. 
Il Bambino Gesù viene solitamente rappresentato tenuto in braccio o per mano da Maria, da San Giuseppe o da altri santi, ad esempio Sant'Antonio di Padova, Santa Rosa da Lima, San Gaetano di Thiene o San Felice da Cantalice. La sua età può variare da neonato a fanciullo di dodici anni circa.

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Window nº 6
La canta della Stella:
In Trentino c'è una tradizione antichissima che, si può dire, si perde nella notte dei tempi. Si tratta della Canta della Stella che si fa per celebrare l’Epifania. I tre re magi con un corteo di Cantori (alle volte i bambini del paese, altre volte i giovani coscritti) si recano di casa in casa, di maso in maso, portando una grande stella luminosa rotante. Tra la neve e l’oscurità bussano ad ogni porta e intonano canti di Natale per annunciare la nascita di Gesù. È usanza segnare il loro passaggio scrivendo con il gesso le iniziali dei Re Magi e l’anno di visita sui frontoni dei masi come segno di buon augurio.

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Pan e vin:
In Veneto si festeggia, alla vigilia del 6 Gennaio, la tradizione del "pan e vin". È un’antica tradizione che si rinnova ogni anno con l’accensione dei roghi, trasformando le piazze di molti paesi in una magica scacchiera di mille falò. Nel “pan e vin” si beve e si mangiano precisamente i cibi da cui riceve il suo nome ed è un forte momento di aggregazione popolare, fortunatamente sopravvissuto fino ai giorni nostri e diventato una forte attrazione turistica.Window nº 20
Pignarûi e Cìdulìs
In Friuli Venezia ci sono due due spettacoli le cui radici si perdono nella notte dei tempi. Si trata dei Pignarûi e delle Cìdulìs.
- Il primo sembrerebbe legato all'adorazione di Beleno (o Belanu), divinità protoceltica della luce. Beleno era uno dei principali Dei pagani per il quale si eseguivano sacrifici e riti collegati ai cicli solari. Tra questi vi era l'accensione di falò sulla cima dei colli, forse anche in onore della sua compagna, Belisma, Dea del fuoco. Così, ancora oggi, dopo secoli, al calar del sole, il 5 Gennaio e più frequentemente la sera del 6 Gennaio il Friuli si illumina di centinaia di falò.
- Questo primo rito a volte si accompagna delle Cìdulìs, la cui cerimonia consiste nel lancio da un altura di rotelle fatte di legno di faggio o abete infuocate.
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Window nº 24
Il Canto della Sibilla
In Sardegna c'è questa tradizione di Natale che si svolge la notte di Natale nella Cattedrale di Alghero, dove si rinnova l'esecuzione di un canto medievale detto "Signum Judicii" o "Señal del Judici", noto anche come "canto della Sibilla" che testimonia i profondi legami fra la città e la Catalogna. 
Si tratta di un antico canto in lingua catalana che, ispirandosi al "Dies irae", anticipa con apocalittiche immagini il gran tribunale di Cristo a Giosafat, nome della valle nel quale secondo la Bibbia avverrà il Giudizio finale. In passato la cerimonia prevedeva che, mentre veniva intonato l'inno, due chierichetti impugnassero l'uno la spada, quale simbolo della giustizia divina, l'altro uno scettro, segno dell'autorità capitolare.
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La Vigilia di Natale
In Toscana, una delle tradizioni di Natale più speciali, è la Vigilia di Natale a Monteriggioni, un borgo medievale, dove la sera del 24 dicembre si fa una suggestiva passeggiata notturna sulla Via Francigena. Si parte alle 21 dal Castello duecentesco e poi si cammina nei boschi, illuminati solo dalla luce di centinaia di torce, per arrivare a Valmaggiore e Abbadia ad Isola: 4 chilometri tra selve e campi che si concludono con la messa nella splendida abbazia dei Santi Salvatore e Cirino. Window nº 4
Arimblén
In Emilia Romagna c'era una tradizione di Natale molto curiosa che, purtroppo, non si pratica più: è quella dell'arimblén, una sorta di pesca che doveva permettere a chi la eseguiva di scoprire come sarebbe stato l’anno nuovo.
Window nº 7
Il Natale di Romaia
Sapevate che a Roma, la capitale italiana e anche del Lazio, non si festeggia un Natale, ma due?
Sì, c'è un Natale cristiano - quello che conosciamo tutti - ma ce n'è un altro laico. 
Il secondo si festeggia il 21 Aprile, perchè in quel giorno Romolo fondò la Città Eterna e può essere chiamato Il Natale di Roma oppure Il Natale di Romaia. 

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L'albero di Gubbio:
In Umbria forse c'è una delle tradizioni natalizie italiane più conpsciute nel mondo: si tratta dell'albero di Gubbio, l'albero di Natale più grande del mondo.
Quest'albero è stato realizzato per la prima volta nell'anno 1981 e da quel momento continua a decorare le pendici del monte Ungino, a valle del quale sorge la città medievale di Gubbio. 
A proposito, se vi piace, potete adottare una luce!
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Feste delle Candele 
Nella regione Marche si trova il piccolo paese di Candelara che organizza il suo mercatino di Natale. Quello che lo rende diverso dagli altri è il fatto che, mentre dura questo mercato, il borgo viene illuminato soltanto delle luci delle candele.

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La Cunzata:
In Sicilia c'è questo modo di dire: "Si calau na cona" e significa "Si è abbuffato"
La cona è un'’edicola votiva cristiana e le città siciliane ne sono ricche. 
Ma cosa c'entra con il Natale? Terminate le festività, la frutta si toglieva e si mangiava, ma poteva anche capitare che qualcuno, approfittando della notte e dell’altare incustodito, andasse a cibarsi di quanto vi era posto sopra.
Oggigiorno la tradizione continua e gli altarini si adornano con mandarini, arance e cedri.

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Gli zampognari:
In Campania gli zampognari sono una figura molto antica. Erano dei pastori che lavoravano spesso di notte, al freddo e lontano dalla famiglia, si recavano a piedi in città, dal loro paese di montagna e, con addosso una giacca di montone, un mantello nero, un cappello di velluto decorato con nastri e le “zaricchie” ai piedi, andavano in giro per le strade durante il periodo della Novena dell’Immacolata Concezione (29 novembre-7 dicembre) e della Novena del Natale (16-24 dicembre), intonando melodie con la loro zampogna in cambio di offerte in denaro, oppure stipulavano accordi con le famiglie che allestivano i presepi per suonare ogni sera davanti alla rappresentazione della Natività.
Questo nome viene dalla zampogna,strumento simile alla cornamusa, formato da un otre che, come un serbatoio d’aria, si gonfia per consentire al musicista di riprendere fiato senza interrompere il suono.
Col passare degli anni gli zampognari sono diventate figure sempre più “familiari” del Natale, come testimonia il fatto che, già da tempo, siano “personaggi fissi” all’interno del presepe napoletano. Perciò la tradizione degli zampognari è particolarmente famosa a Napoli. 
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Le Maitunate
Nel paese di Gambatesa (Campobasso) ,in Molise, c'è una tradizione molto curiosa per fare gli auguri di buon anno. Si tratta delle Maitunate, canti improvvisati e personalizzati che fanno ironia su ogni singolo destinatario. Gruppi di ogni età, sia uomini che donne, organizzati in piccoli e strani complessi musicali ricchi di variegati strumenti, escono per le strade del centro abitato e porta dopo porta cantano gli 'sfottò' ai loro compaesani la sera del 31 dicembre. 
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Window nº 21
Babbo Natale vs San Nicola
Il primo è un personaggio immaginario presente in molte culture della tradizione natalizia della civiltà occidentale che distribuisce regali ai bambini, di solito la notte della vigilia di Natale, e viene rappresentato come un uomo anziano vestito con giacca, pantaloni e cappello rossi con bordi di pelo bianco.
Ma sapevate che è una figura basata su un personaggio "storico" molto amato dagli italiani chiamato San Nicola?
Chi era lui? Era un vescovo cristiano turco del IV secolo. Le sue reliquie furono in parte traslate a Bari e per ospitarle fu costruita una basilica: la basilica di San Nicola di Bari. Altre furono in seguito rinvenute dai veneziani e traslate nella chiesa ed abbazia di San Nicolò a Lido di Venezia, l'omero sinistro si trova tuttora quasi integro a Rimini ed altre ossa sono sparse per l'Europa. 
La sua festività è il 6 dicembre ma, a livello locale si festeggia anche il 7,8,9 e 10 maggio. 
 
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La Squilla

Nel piccolo paese di Lanciano, in Abruzzo, ogni 23 dicembre si festeggia una tradizione molto particolare: la squilla.

Questa tradizione fu iniziata nell'anno 1589 da Monsignore Paolo Tasso, decimo Arcivescovo di Lanciano e si svolge così: 
alle 18.00 la campana posta sulla torre civica comincia a suonare dando il segnale a tutte le altre chiese della città che di lì a un’ora cominceranno a suonare per l’inizio della festa. Quindi le persone si scambiano calorosamente gli auguri di Natale, e si recano alla processione che da piazza del Plebiscito conduce fino alla chiesetta in cui si recava il Tasso, dove si tiene una breve messa prima del rientro nella piazza da cui la processione era partita.
Alle 19.00 tutti rientrano nelle loro case dove li attende il caldo rito familiare con lo scambio dei doni e l’accensione del “tecchio”: un pezzo di tronco molto grande che dovrà durare nel focolare fino all’Epifania.

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Le 13 Portate
Non volevo parlare di cibo in questo calendario perché ogni regione ha i suoi piatti tipici di Natale ma,nel caso della Calabria, ho dovuto fare un'eccezione. Perché?
Perché secondo la tradizione di Natale, a tavola, il 24 dicembre non devono mancare 13 portate. 
Il motivo è simbolico. Questo numero assume significati religiosi che richiamano la tavola dell’ultima cena di Gesù con i tredici Apostoli.
Altre tradizioni del 24 dicembre, anche se un po’ in disuso, sono quelle di non sparecchiare finita la cena, perché si lascia da mangiare per il Bambino Gesù che sta arrivando. Se si preparano le grispelle, bisogna farne una a forma di bambino per buon augurio, e anche il pane fatto in casa, chiamato ‘u natalisi, assume forme particolari a treccia e a corona.

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Le 9 lampe
Due anni fa, la scuola organizzò un viaggio in Puglia. Ma, siccome Matera non era lontana e quell'anno la città era la capitale europea della cultura, fu inclusa come destinazione.
Siccome mi piace fare una ricerca sui posti che visiterò prima del viaggio, lo feci e scoprì che a Matera in Basilicata si praticava una antica tradizione religiosa: le nove lampe. 
Erano nove lampe ad olio perché si correspondevano con i nove mesi di gravidanza di Maria, venivano accese sui gradini dell’altare della Cattedrale nove giorni prima del Natale. Ogni giorno, alla fine della funzione, si spegneva una lampada, che non veniva più riaccesa. Ad una ad una le lampade si riducevano, fino al giorno 24, in cui se ne accendeva una sola. Al termine delle preghiere anche l’ultima veniva spenta. Si rimaneva al buio per pochi secondi, sufficienti, però, per creare il contrasto fra l’oscurità e la luce che riappariva con la nascita di Gesù Bambino.
Peccato che non si pratichi oggi!
Window nº 14
I presepi

Il Natale in Puglia è legato in modo particolare alla tradizione dei presepi, diffusasi in questo territorio dall’800, quando in ogni famiglia venivano allestite riproduzioni in miniatura della scena della Natività, utilizzando materiali naturali e artigianali.

Si è sviluppata così l’arte presepiale, arrivando ad un alto grado di affinamento artigianale con la lavorazione della cartapesta a Lecce. Fu in questa città, infatti, che si cominciò a costruire strutture e pupazzi per presepi a base di questo materiale, in forma policroma, trattata a fuoco e drappeggiata su uno scheletro realizzato con fili di ferro.

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La Befana

La Befana o Strega Befana è una figura folcloristica legata alle festività natalizie tipica di alcune regioni italiane e diffusasi poi in tutta la penisola italiana. Si tratta di una donna molto anziana che vola su una logora scopa per fare visita ai bambini nella notte tra il 5 e il 6 Gennaio (la notte dell'Epifania) e riempire le calze lasciate da essi, appositamente appese sul camino o vicino a una finestra; generalmente i bambini che durante l'anno si sono comportati bene riceveranno dolciumi, caramelle, frutta secca o piccoli giocattoli. Al contrario, coloro che si sono comportati male troveranno le calze riempite con del carbone o dell'aglio.

È così famosa che è la protagonista di un film natalizio: La Befana vien di notte.

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Laura
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Window nº 24

24 Il Canto della Sibilla
In Sardegna c'è questa tradizione di Natale che si svolge la notte di Natale nella Cattedrale di Alghero, dove si rinnova l'esecuzione di un canto medievale detto "Signum Judicii" o "Señal del Judici", noto anche come "canto della Sibilla" che testimonia i profondi legami fra la città e la Catalogna.
Si tratta di un antico canto in lingua catalana che, ispirandosi al "Dies irae", anticipa con apocalittiche immagini il gran tribunale di Cristo a Giosafat, nome della valle nel quale secondo la Bibbia avverrà il Giudizio finale. In passato la cerimonia prevedeva che, mentre veniva intonato l'inno, due chierichetti impugnassero l'uno la spada, quale simbolo della giustizia divina, l'altro uno scettro, segno dell'autorità capitolare.
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Window nº 1
2-12-2020
1
La Befana

La Befana o Strega Befana è una figura folcloristica legata alle festività natalizie tipica di alcune regioni italiane e diffusasi poi in tutta la penisola italiana. Si tratta di una donna molto anziana che vola su una logora scopa per fare visita ai bambini nella notte tra il 5 e il 6 Gennaio (la notte dell'Epifania) e riempire le calze lasciate da essi, appositamente appese sul camino o vicino a una finestra; generalmente i bambini che durante l'anno si sono comportati bene riceveranno dolciumi, caramelle, frutta secca o piccoli giocattoli. Al contrario, coloro che si sono comportati male troveranno le calze riempite con del carbone o dell'aglio.

È così famosa che è la protagonista di un film natalizio: La Befana vien di notte.

Window nº 2
2-12-2020
2
Il falò della Carcavegia
Nel comune di Premosello-Chiovenda e anche nella frazione di Colloro in Piemonte, si ripete il millenario rito della Carcavegia. Una tradizione dalle origini antichissime e dai significati misteriosi, che qui rivive nel suo spirito più autentico.
Annunciati dal suono dei campanacci, i ragazzi del paese portano in giro i fantocci del vecc e della vegia, questi pupazzi di legno e paglia che hanno la faccia rivolta all'indietro. La sera della vigilia i due fantocci vengono condannati al rogo e bruciati assieme ai rami raccolti dai giovani del paese nei giorni precedenti.
Così, in una fredda sera di gennaio, le fiamme dei falò riscaldano e rischiarano il buio della notte. I fantocci del vecc e della vegia bruciano nel rogo mentre il greve e cupo suono del corno si mescola con quello metallico ed ossessivo dei campanacci.

Window nº 3
2-12-2020
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Le 13 Portate
Non volevo parlare di cibo in questo calendario perché ogni regione ha i suoi piatti tipici di Natale ma,nel caso della Calabria, ho dovuto fare un'eccezione. Perché?
Perché secondo la tradizione di Natale, a tavola, il 24 dicembre non devono mancare 13 portate.
Il motivo è simbolico. Questo numero assume significati religiosi che richiamano la tavola dell’ultima cena di Gesù con i tredici Apostoli.
Altre tradizioni del 24 dicembre, anche se un po’ in disuso, sono quelle di non sparecchiare finita la cena, perché si lascia da mangiare per il Bambino Gesù che sta arrivando. Se si preparano le grispelle, bisogna farne una a forma di bambino per buon augurio, e anche il pane fatto in casa, chiamato ‘u natalisi, assume forme particolari a treccia e a corona.

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2-12-2020
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Arimblén
In Emilia Romagna c'era una tradizione di Natale molto curiosa che, purtroppo, non si pratica più: è quella dell'arimblén, una sorta di pesca che doveva permettere a chi la eseguiva di scoprire come sarebbe stato l’anno nuovo.
Window nº 5
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La Cunzata:
In Sicilia c'è questo modo di dire: "Si calau na cona" e significa "Si è abbuffato"
La cona è un'’edicola votiva cristiana e le città siciliane ne sono ricche.
Ma cosa c'entra con il Natale? Terminate le festività, la frutta si toglieva e si mangiava, ma poteva anche capitare che qualcuno, approfittando della notte e dell’altare incustodito, andasse a cibarsi di quanto vi era posto sopra.
Oggigiorno la tradizione continua e gli altarini si adornano con mandarini, arance e cedri.

Window nº 6
2-12-2020
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La canta della Stella:
In Trentino c'è una tradizione antichissima che, si può dire, si perde nella notte dei tempi. Si tratta della Canta della Stella che si fa per celebrare l’Epifania. I tre re magi con un corteo di Cantori (alle volte i bambini del paese, altre volte i giovani coscritti) si recano di casa in casa, di maso in maso, portando una grande stella luminosa rotante. Tra la neve e l’oscurità bussano ad ogni porta e intonano canti di Natale per annunciare la nascita di Gesù. È usanza segnare il loro passaggio scrivendo con il gesso le iniziali dei Re Magi e l’anno di visita sui frontoni dei masi come segno di buon augurio.

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Il Natale di Romaia
Sapevate che a Roma, la capitale italiana e anche del Lazio, non si festeggia un Natale, ma due?
Sì, c'è un Natale cristiano - quello che conosciamo tutti - ma ce n'è un altro laico.
Il secondo si festeggia il 21 Aprile, perchè in quel giorno Romolo fondò la Città Eterna e può essere chiamato Il Natale di Roma oppure Il Natale di Romaia.

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Pan e vin:
In Veneto si festeggia, alla vigilia del 6 Gennaio, la tradizione del "pan e vin". È un’antica tradizione che si rinnova ogni anno con l’accensione dei roghi, trasformando le piazze di molti paesi in una magica scacchiera di mille falò. Nel “pan e vin” si beve e si mangiano precisamente i cibi da cui riceve il suo nome ed è un forte momento di aggregazione popolare, fortunatamente sopravvissuto fino ai giorni nostri e diventato una forte attrazione turistica.
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Le Maitunate
Nel paese di Gambatesa (Campobasso) ,in Molise, c'è una tradizione molto curiosa per fare gli auguri di buon anno. Si tratta delle Maitunate, canti improvvisati e personalizzati che fanno ironia su ogni singolo destinatario. Gruppi di ogni età, sia uomini che donne, organizzati in piccoli e strani complessi musicali ricchi di variegati strumenti, escono per le strade del centro abitato e porta dopo porta cantano gli 'sfottò' ai loro compaesani la sera del 31 dicembre.
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La leggenda del Derbè di Cogne:
Nella Valle d'Aosta si racconta questa interessante leggenda natalizia che spiega perchè gli abitanti di Cogne, ogni anno per Natale, preparano a festa un meraviglioso abete presso la piazza del villaggio.
Un tempo, per i viandanti nottambuli che vagavano tra Crétaz ed il bosco di Valnontey, era facile incontrare sulla propria strada uno strano derbè (l’abete fronzuto), apparentemente identico ad altri, ma in realtà era privo di radici e poteva spostarsi da un luogo all’altro, quasi a voler inseguire furtivo gli escursionisti.
Era innocuo, ma seguiva con insistenza i passanti e si palesava a guisa di scorta per i meno coraggiosi; si trovava, però, sempre pronto ad ascoltare pettegolezzi e segreti… Quando i viandanti sostavano all’osteria di Cogne, anch’egli li seguiva fino alle porte del paese, e non c’era verso di toglierselo di torno: appiccicato alla gente come la coscienza.
Qualcuno, una volta, si sentì infastidito da questa stramba presenza…ed una notte un viandante, armatosi di fucile, gli sparò contro: il derbè, ferito, si ritrasse nell’ombra e non si fece rivedere mai più.
L’indomani del misfatto, però, un evento strano colpì la curiosità dei cogneins: chi si recò casualmente presso la casa parrocchiale trovò il parroco a letto, con una gamba fasciata, e mai vi fu modo di estorcergli come ebbe avuto modo di ferirsi…
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Santa Lucia
In Italia la tradizione vuole che Santa Lucia nella notte tra il 12 al 13 di dicembre si rechi, cavalcando un asinello, in tutte le case dei bambini lasciando un dolce ricordo del suo passaggio: biscotti dolciumi o anche giocattoli. La sera prima i bambini preparano fuori dalla porta delle loro case uno spuntino per l'asinello: carote e latte affichè sia invogliato a fermarsi e permettere alla Santa di lasciare i doni sognati. Un campanello avverte i bambini che Santa Lucia è vicina, per cui... tutti a letto!

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Gli zampognari:
In Campania gli zampognari sono una figura molto antica. Erano dei pastori che lavoravano spesso di notte, al freddo e lontano dalla famiglia, si recavano a piedi in città, dal loro paese di montagna e, con addosso una giacca di montone, un mantello nero, un cappello di velluto decorato con nastri e le “zaricchie” ai piedi, andavano in giro per le strade durante il periodo della Novena dell’Immacolata Concezione (29 novembre-7 dicembre) e della Novena del Natale (16-24 dicembre), intonando melodie con la loro zampogna in cambio di offerte in denaro, oppure stipulavano accordi con le famiglie che allestivano i presepi per suonare ogni sera davanti alla rappresentazione della Natività.
Questo nome viene dalla zampogna,strumento simile alla cornamusa, formato da un otre che, come un serbatoio d’aria, si gonfia per consentire al musicista di riprendere fiato senza interrompere il suono.
Col passare degli anni gli zampognari sono diventate figure sempre più “familiari” del Natale, come testimonia il fatto che, già da tempo, siano “personaggi fissi” all’interno del presepe napoletano. Perciò la tradizione degli zampognari è particolarmente famosa a Napoli.
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La Vigilia di Natale
In Toscana, una delle tradizioni di Natale più speciali, è la Vigilia di Natale a Monteriggioni, un borgo medievale, dove la sera del 24 dicembre si fa una suggestiva passeggiata notturna sulla Via Francigena. Si parte alle 21 dal Castello duecentesco e poi si cammina nei boschi, illuminati solo dalla luce di centinaia di torce, per arrivare a Valmaggiore e Abbadia ad Isola: 4 chilometri tra selve e campi che si concludono con la messa nella splendida abbazia dei Santi Salvatore e Cirino.
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I presepi

Il Natale in Puglia è legato in modo particolare alla tradizione dei presepi, diffusasi in questo territorio dall’800, quando in ogni famiglia venivano allestite riproduzioni in miniatura della scena della Natività, utilizzando materiali naturali e artigianali.

Si è sviluppata così l’arte presepiale, arrivando ad un alto grado di affinamento artigianale con la lavorazione della cartapesta a Lecce. Fu in questa città, infatti, che si cominciò a costruire strutture e pupazzi per presepi a base di questo materiale, in forma policroma, trattata a fuoco e drappeggiata su uno scheletro realizzato con fili di ferro.

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Il Confeugo
Una tradizione natalizia festeggiata in Liguria è il Confeugo in dialetto oppure il Confuoco.
Cos'è? Si tratta di un'antichissima tradizione della Repubblica di Genova, già documentata dal secolo XIV, ma quasi sicuramente con origini medievali. Sempre celebrata nel sabato che precede il Natale, è una festa di benvenuto per il nuovo anno, che nel medioevo coincideva appunto con il giorno di Natale.
La cerimonia comincia con questo dialogo:
“Ben trovòu messê ro Duxe” (Ben trovato Messer Doge – dirà l’Abate del popolo), “Ben vegnûo messê l’Abbòu” (Benvenuto Messer Abate – replicherà il Doge). Successivamente l’Abate offrirà al Doge il tradizionale “Confeugo” che verrà acceso al rintocco del “Campanon do Paxo” (la campana del Palazzo Ducale sulla Torre Grimaldina).
l Doge ed il suo seguito appiccheranno il fuoco all’alloro e vi getteranno sopra un vaso di vino, alcuni confetti e zucchero per addolcirlo.
La Tradizione vuole che se le fiamme ed il fuoco andranno “tranquille” verso il cielo, per Genova sarà un anno proficuo, in caso contrario (fuoco mosso, fiamme sbieche...) beh arrivaci da solo nan!

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Bambino Gesù
È il personaggio cristiano più importante del Natale. Infatti, in questi giorni, festeggiamo la sua nascita che accade il 25 dicembre.
Il Bambino Gesù viene solitamente rappresentato tenuto in braccio o per mano da Maria, da San Giuseppe o da altri santi, ad esempio Sant'Antonio di Padova, Santa Rosa da Lima, San Gaetano di Thiene o San Felice da Cantalice. La sua età può variare da neonato a fanciullo di dodici anni circa.

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Le 9 lampe
Due anni fa, la scuola organizzò un viaggio in Puglia. Ma, siccome Matera non era lontana e quell'anno la città era la capitale europea della cultura, fu inclusa come destinazione.
Siccome mi piace fare una ricerca sui posti che visiterò prima del viaggio, lo feci e scoprì che a Matera in Basilicata si praticava una antica tradizione religiosa: le nove lampe.
Erano nove lampe ad olio perché si correspondevano con i nove mesi di gravidanza di Maria, venivano accese sui gradini dell’altare della Cattedrale nove giorni prima del Natale. Ogni giorno, alla fine della funzione, si spegneva una lampada, che non veniva più riaccesa. Ad una ad una le lampade si riducevano, fino al giorno 24, in cui se ne accendeva una sola. Al termine delle preghiere anche l’ultima veniva spenta. Si rimaneva al buio per pochi secondi, sufficienti, però, per creare il contrasto fra l’oscurità e la luce che riappariva con la nascita di Gesù Bambino.
Peccato che non si pratichi oggi!
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L'albero di Gubbio:
In Umbria forse c'è una delle tradizioni natalizie italiane più conpsciute nel mondo: si tratta dell'albero di Gubbio, l'albero di Natale più grande del mondo.
Quest'albero è stato realizzato per la prima volta nell'anno 1981 e da quel momento continua a decorare le pendici del monte Ungino, a valle del quale sorge la città medievale di Gubbio.
A proposito, se vi piace, potete adottare una luce!
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La Squilla

Nel piccolo paese di Lanciano, in Abruzzo, ogni 23 dicembre si festeggia una tradizione molto particolare: la squilla.

Questa tradizione fu iniziata nell'anno 1589 da Monsignore Paolo Tasso, decimo Arcivescovo di Lanciano e si svolge così:
alle 18.00 la campana posta sulla torre civica comincia a suonare dando il segnale a tutte le altre chiese della città che di lì a un’ora cominceranno a suonare per l’inizio della festa. Quindi le persone si scambiano calorosamente gli auguri di Natale, e si recano alla processione che da piazza del Plebiscito conduce fino alla chiesetta in cui si recava il Tasso, dove si tiene una breve messa prima del rientro nella piazza da cui la processione era partita.
Alle 19.00 tutti rientrano nelle loro case dove li attende il caldo rito familiare con lo scambio dei doni e l’accensione del “tecchio”: un pezzo di tronco molto grande che dovrà durare nel focolare fino all’Epifania.

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Pignarûi e Cìdulìs
In Friuli Venezia ci sono due due spettacoli le cui radici si perdono nella notte dei tempi. Si trata dei Pignarûi e delle Cìdulìs.
- Il primo sembrerebbe legato all'adorazione di Beleno (o Belanu), divinità protoceltica della luce. Beleno era uno dei principali Dei pagani per il quale si eseguivano sacrifici e riti collegati ai cicli solari. Tra questi vi era l'accensione di falò sulla cima dei colli, forse anche in onore della sua compagna, Belisma, Dea del fuoco. Così, ancora oggi, dopo secoli, al calar del sole, il 5 Gennaio e più frequentemente la sera del 6 Gennaio il Friuli si illumina di centinaia di falò.
- Questo primo rito a volte si accompagna delle Cìdulìs, la cui cerimonia consiste nel lancio da un altura di rotelle fatte di legno di faggio o abete infuocate.


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Babbo Natale vs San Nicola
Il primo è un personaggio immaginario presente in molte culture della tradizione natalizia della civiltà occidentale che distribuisce regali ai bambini, di solito la notte della vigilia di Natale, e viene rappresentato come un uomo anziano vestito con giacca, pantaloni e cappello rossi con bordi di pelo bianco.
Ma sapevate che è una figura basata su un personaggio "storico" molto amato dagli italiani chiamato San Nicola?
Chi era lui? Era un vescovo cristiano turco del IV secolo. Le sue reliquie furono in parte traslate a Bari e per ospitarle fu costruita una basilica: la basilica di San Nicola di Bari. Altre furono in seguito rinvenute dai veneziani e traslate nella chiesa ed abbazia di San Nicolò a Lido di Venezia, l'omero sinistro si trova tuttora quasi integro a Rimini ed altre ossa sono sparse per l'Europa.
La sua festività è il 6 dicembre ma, a livello locale si festeggia anche il 7,8,9 e 10 maggio.

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2-12-2020
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Feste delle Candele
Nella regione Marche si trova il piccolo paese di Candelara che organizza il suo mercatino di Natale. Quello che lo rende diverso dagli altri è il fatto che, mentre dura questo mercato, il borgo viene illuminato soltanto delle luci delle candele.

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La pesca dei regali:
Il piccolo paese dei Palazzolo sull'Oglio organizza ogni anno una tradizione natalizia molto curiosa e carina: la pesca dei regali, a cui partecipa tutto il paese.
È uno scambio di regali con uno sconosciuto. Ogni persona deve portare un piccolo regalo e metterlo in una busta del pane. Tutti i regali vengono chiusi, messi e mescolati in un pozzo oppure un luogo comune e dopo Natale c'è l'estrazione in cui ciascuno ne pesca uno. Come? Perchè tutti quelli che partecipano ricevono un numero che sarà il loro regalo di Natale, ma non sapranno mai da chi viene.
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Il Canto della Sibilla
In Sardegna c'è questa tradizione di Natale che si svolge la notte di Natale nella Cattedrale di Alghero, dove si rinnova l'esecuzione di un canto medievale detto "Signum Judicii" o "Señal del Judici", noto anche come "canto della Sibilla" che testimonia i profondi legami fra la città e la Catalogna.
Si tratta di un antico canto in lingua catalana che, ispirandosi al "Dies irae", anticipa con apocalittiche immagini il gran tribunale di Cristo a Giosafat, nome della valle nel quale secondo la Bibbia avverrà il Giudizio finale. In passato la cerimonia prevedeva che, mentre veniva intonato l'inno, due chierichetti impugnassero l'uno la spada, quale simbolo della giustizia divina, l'altro uno scettro, segno dell'autorità capitolare.

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